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ITINERARIO 15 (Cesenatico)
NOVE COLLI, NON SOLO IN BICI
Distanza: 209 km Durata: una giornata Periodo consigliato: da marzo a ottobre Partenza e arrivo: Cesenatico
La partenza di questo itinerario preannuncia la sua bellezza: il Porto Canale leonardesco di Cesenatico. Antichi gozzi, negozi e case colorate, che si affacciano sui pescherecci fermi alle bitte, sono la cornice che accoglie i visitatori. Il percorso è ad anello e segue la scia della Nove Colli, la gran fondo ciclistica corsa per la prima volta nel 1970, che richiama ogni anno circa diecimila persone da tutto il mondo. Partenza e arrivo sono a Cesenatico, in mezzo: 209 km di salite, tornanti, colline, borghi, discese e ponti. La strada è ben segnalata da cartelli stradali rivolti ai cicloturisti. Il nostro consiglio è di percorrerla in motocicletta o in auto, per accorciare il tempo di percorrenza e soffermarsi nei punti di maggior interesse. Il tragitto, percorribile in una giornata, ha il fascino di un viaggio vero. Si toccano infatti le Valli del Bidente, del Savio, del Marecchia e la piccola Valle dimenticata del Fiume Uso fino all’antica Valle del Montefeltro. Si sfilano borghi di pietra arroccati su colli: Bertinoro, Montetiffi, Perticara, San Leo. Si tagliano le creste di crinale che degradano verso l’Adriatico percorrendo passi storici come Pieve di Rivoschio, il Barbotto o il Pugliano. Il ritorno nel borgo marinaro di Cesenatico è la conclusione di un itinerario speciale.
DA NON PERDERE Forlimpopoli Bertinoro Pieve San Donato Pieve di Rivoschio Palazzo Dolcini Chiesa Santa Maria Nova Montetiffi San Leo Chiesa di San Paolo |
PERCORSO
Erma di Giosuè Carducci a Polenta |
Dopo aver lasciato il porto canale di Cesenatico, si prosegue sulla S.S. 304 in direzione Cesena. Questa è l’unica parte del percorso pianeggiante. Una volta raggiunta la via S.S. Emilia, si svolta a destra in direzione Forlì. Pochi chilometri ancora di strada pianeggiante e poi arrivano le prime salite, con loro i primi siti di interesse. All’ingresso dell’abitato di Forlimpopoli, celebre per essere la città natale di uno dei gastronomi e letterati più famosi d’Italia, Pellegrino Artusi, si svolta a sinistra in direzione Bertinoro. Si viaggia, da questo momento, sulla Strada dei Vini e dei Sapori della Provincia di Forlì-Cesena, dove cartelli segnaletici indicano le cantine e le aziende agricole che offrono la possibilità di assaggiare ed acquistare i prodotti tipici della tradizione contadina romagnola. Una sosta nel borgo bertinorese è d’obbligo. Arroccato sulle prime colline romagnole, il paese è famoso per i suoi vini e per il suo centro storico medioevale. Camminare è il modo migliore di visitare Bertinoro. Dalla piazza di ciottoli di fronte al municipio, un’ampia terrazza panoramica offre una vista sull’intera Riviera Romagnola, dove spicca il grattacielo di Cesenatico. Dopo una passeggiata tra le vie del borgo storico, si riparte seguendo la strada che scende verso Cesena, svoltando a destra per il piccolo abitato di Polenta. Alla sua umile Pieve romanica di San Donato, il poeta Giosuè Carducci dedicò un canto nel luglio del 1897. |
Monte Sorbo, nei pressi di Mercato Saraceno |
Si consiglia di effettuare qui una seconda breve sosta, motivata anche dall’atmosfera rurale, di vita semplice e contadina che si respira e dalla suggestiva leggenda, che vuole tra i visitatori di queste colline anche il sommo poeta Dante Alighieri. Alla salita segue la ripida discesa verso Fratta Terme, conosciuta per le sue acque benefiche e per un centro termale di recente ristrutturazione. Qui si effettua una svolta a sinistra per raggiungere l’abitato di Meldola. A questo punto si sono percorsi circa 45 km. Senza entrare nel centro della cittadina della bassa Val Bidente, che pur meriterebbe una visita, l’itinerario tende a sinistra in una strada secondaria, bordata da una folta vegetazione, che si insinua in una valle stretta e solitaria. Il territorio si fa di colpo meno antropizzato: campi coltivati, qualche casa contadina, un paio di chiese, torrenti, calanchi. Dopo aver percorso i ripidi tornanti si giunge sulla vetta del secondo colle, Pieve di Rivoschio. L’itinerario scende poi nella vallata del Borello. Un paio di km pianeggianti e la strada riprende a salire, ripida e regolare, per raggiungere in meno di 10 km il Passo della Ciola, altro storico valico romagnolo. Da qui si ridiscende veloci verso Mercato Saraceno, caratteristico paese della vallata del fiume Savio, dove, dopo essersi lasciati alle spalle quasi 90 km, si consiglia una sosta. Il centro storico, le cui prime notizie risalgono al 1223, è diviso in tre parti, Piazza di Sopra, borgo di Mezzo e Piazza di Sotto, e, fra gli altri edifici, meritano attenzione la Chiesa di Santa Maria Nova e il Palazzo Dolcini. Da Mercato si riparte in salita su quello che, per i suoi tornanti al 18% di pendenza, è il passo più impegnativo del percorso: il Barbotto. Le scritte sull’asfalto raccontano storie di fatica e gioia e fanno ormai parte del paesaggio. La strada scende verso Sogliano al Rubicone, centro rinomato per il formaggio stagionato in fossa. Si consiglia una sosta per il pranzo, per assaggiare i tanti prodotti gastronomici che hanno reso la cittadina famosa in tutto il mondo. |
Loggia settecentesca a Borghi |
Mancano ancora parecchi chilometri prima di raggiungere Cesenatico. La cartellonistica indica una svolta a destra: direzione Montetiffi. Il borgo medioevale è il più importante dell’alta Valle dell’Uso, luogo di congiunzione tra la Romagna ed il Montefeltro. L’Abbazia Benedettina, costruita verso la metà del secolo XI, spicca su un cumulo di case in sasso a quota 405 metri s.l.m. Il luogo è di grande interesse storico e paesaggistico. Dal selciato di entrata della chiesa si può vedere, infatti, l’intera vallata del Montefeltro e il colle di Perticara, imponente per la presenza di ripide pareti di roccia a picco sulle colline. Queste conformazioni rocciose furono sfruttate per anni per la ricerca dei minerali di zolfo ed oggi, su tali falesie, si pratica l’arrampicata sportiva. Da non perdere una visita al Museo delle Miniere di Zolfo e da segnalare anche lo Skypark, parco divertimenti sospeso tra funi, rocce ed alberi. Si ricomincia quindi a scendere verso la Val Marecchia e si sconfina in territorio marchigiano. Quest’area del basso Appennino è profondamente diversa, più antropizzata, più ricca di chiese, borghi e castelli rispetto alle colline forlivesi e cesenati. Chilometro 140. Da qui comincia una delle salite più lunghe del percorso, che porta ai 787 metri del Monte Pugliano. Si sfiora poi San Leo, altra tappa consigliata per il fascino che desta il paese costruito su un imponente sasso romboidale. La Fortezza di Francesco di Giorgio Martini, la pieve, la cattedrale e la Torre Campanaria sono solo una parte del patrimonio storico culturale di San Leo. Il paese è di piccole dimensioni e può essere comodamente visitato a piedi. Alla fine dell’itinerario mancano circa 60 km. Si ridiscende verso la Valle del Savio per poi salire sul Passo delle Siepi e poi di nuovo in discesa, a incrociare l’itinerario di andata, all’altezza di Ponte Uso: di grande attrazione la Chiesa di San Paolo, anch’essa costruita su di un colle che si alza a sinistra della strada. A questo punto manca l’ultima asperità, quella del ripidissimo Passo del Gorolo, prima di cominciare una serie di saliscendi tra belle colline, con il mare a vista, che in breve conduce direttamente sul lungomare di Cesenatico il nostro punto di arrivo. |
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APPROFONDIMENTI
• FORMAGGIO DI FOSSA
Conclamata prelibatezza, il formaggio di fossa nacque dall’esigenza di conservare l’alimento per le più aride stagioni invernali, usanza particolarmente diffusa nelle Valli del Rubicone e del Marecchia, che ha trovato il suo luogo d’elezione a Sogliano al Rubicone. I primi documenti storici a menzionare questa prassi risalgono al XIV secolo e, da allora, ancora oggi si ripete il rituale di stipare le forme di cacio in fosse scavate nel tufo. Si ha motivo di pensare che l’infossatura fosse una pratica molto più antica, sorta nel Medioevo per preservare i cibi dal deterioramento e dalle razzie dei popoli invasori. Sorta da necessità, comunque, l’infossatura oggi rappresenta un’eccezionale tecnica di affinamento, che conferisce al formaggio un aroma straordinario e inconfondibile, a causa della fermentazione anaerobica e delle trasformazioni chimiche e microbiologiche che avvengono in fossa. Nel mese di agosto vengono pulite le fosse e, per combustione di materiale organico, viene eliminata l’umidità; a cavallo di agosto e settembre vengono adagiate su impalcature lignee le forme di cacio, avvolte in sacchi di tela grezza. Le fosse vengono completamente riempite e sigillate. Verranno riaperte solo il 25 novembre, giorno di Santa Caterina e della Sagra di Sogliano al Rubicone, dedicata a questa grande, squisita risorsa. |
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SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.comune.cesenatico.fo.it
• www.comune.bertinoro.fo.it
• www.stradavinisaporifc.it
• www.comune.mercatosaraceno.fc.it
• www.formaggiodifossa.it
• www.skypark.it
• www.comune.san-leo.ps.it
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Data: 2/12/2024 |
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