|
ITINERARIO 36 (Forlì)
ROCCHE DIMENTICATE
Distanza: 36 km Durata: mezza giornata Periodo consigliato: da settembre a dicembre Partenza e arrivo: Meldola
Rocche dimenticate, torri, a volte solo ruderi che costellano silenziosi e quasi invisibili monti e colline, come Teodorano o Castelnuovo, o che, come la Rocca di Meldola, vegliano i bordi di una cittadina di provincia. Luoghi che un tempo ebbero ruoli importanti, strategici e che pulsavano di vita, voci e persone. Dimenticati, appunto, perché dopo aver svolto il proprio ruolo sono stati abbandonati già da decenni o centinaia di anni. Il percorso tenta di scoprire parte di questa realtà toccando alcune delle residenze fortificate delle famiglie che in Romagna svolsero un ruolo fondamentale come i Malatesta ma non solo. Dimenticate anche le valli come quella del fiume Voltre e dimenticati i paesaggi, i colli ed i torrenti che mantengono inalterato il loro fascino e che faranno da importante contorno a questi cenni storici. Pochi chilometri, 36 in tutto, ma da percorrere con la giusta calma e, fatta eccezione per un breve tratto, interamente su strade secondarie libere da traffico e rumore.
DA NON PERDERE Centro storico di Meldola Teodorano Giaggiolo Valle del Voltre Cusercoli Castelnuovo |
PERCORSO
Ponte dei Veneziani a Meldola |
Situata all’imbocco della Val Bidente, Meldola è una vivace cittadina sorta sui resti di quella che fu una villa del periodo di Teodorico. Caratterizzata da un bel centro storico e un imponente castello, nella piccola cittadina sono da segnalare Piazza Felice Orsini, in cui si trova la casa natale del celebre patriota ghigliottinato nel 1858 per l’attentato a Napoleone III e la loggia Aldobrandini, bel doppio loggiato completamente ristrutturato a metà degli anni ‘80. Si consiglia anche di percorrere il portico di via Cavour dove si trova l’Ex Ospedale progettato nel 1602 e l’annessa cappella del Crocifisso. Da segnalare nell’area il seicentesco Palazzo Comunale, l’Ex Pavaglione e il Teatro ottocentesco. La Rocca, risalente all’ XI secolo sorge a ovest in prossimità del bivio per Rocca delle Caminate. Fu danneggiata da due importanti terremoti che colpirono il territorio nel 1661 e nel 1870. Dopo essere passata in proprietà alle diverse signorie, nel 1995 è stata acquistata dal comune e sottoposta ad un’importante opera di restauro ancora in corso. |
Ruderi di Castelnuovo, nei pressi di San Colombano |
Negli ultimi anni la città di Meldola ha assunto una forte connotazione naturalistica con l’apertura dell’importante Museo Naturalistico di Scardavilla e la rivalutazione dell’omonima area protetta posta a pochi chilometri dall’abitato, celebre anche per la coltivazione del baco da seta. Si attraversa Meldola percorrendo via Roma e si svolta a sinistra e poi subito a destra passsando sul ponte dei Veneziani: costruito su sei arcate, fu così chiamato perché rifatto tra il 1503 e 1509, epoca in cui Meldola fu dominata dai Veneziani. Al bivio si segue la stretta strada che costeggia il cimitero e che sale ripida. Dopo circa 6 km si giunge a Teodorano. Il borgo, appollaiato sulla roccia, è ancora oggi racchiuso nelle sue cinta murarie. Nonostante le dimensioni davvero minuscole e al fatto che sia poco conosciuto, Castrum Thodorani merita una visita. |
Bosco di Scardavilla |
Il castello è in parte visitabile e nei giorni festivi alcuni volontari si offrono come guide. Nel borgo composto da poche case, che fu comune fino al 1925, abitano oggi una decina di persone. Si prosegue sulla strada che porta a Monte Cavallo e Borello e dopo circa 3 km si svolta a destra verso Valdinoce. Si racconta nelle cronache dell’epoca che nel piccolo paesino, oggi quasi disabitato e sede di una importante miniera di zolfo fino, chiusa nel 1929, il 26 gennaio del 1496 alle 14 cadde un meteorite. In verità, dai ritrovamenti di allora sembra che i meteoriti furono più di uno. Da segnalare anche la Rocca del piccolo paese. A fondo valle si svolta a sinistra seguendo la stretta Valle del Voltre caratterizzata da una folta vegetazione e dalla quasi totale mancanza di case. Superato Pian di Spino, al bivio si svolta a destra (a sinistra si sale verso Pieve di Rivoschio), imboccando una stradina che dopo poco prende a salire ripidissima in una serie di tornanti. Il panorama, una volta giunti alla sommità, è davvero invidiabile e in pochi chilometri si raggiungono i resti di un antico castello, sulla destra, con annessa una chiesa. Il massiccio bastione ottagonale è appena visibile ma il luogo, anche per la sua posizione, desta particolare attenzione. |
Castello di Cusercoli |
La Rocca di Giaggiolo ebbe infatti un passato importante e affascinante. Per quattro secoli costituì la casa inespugnabile dei Malatesti della Contea di Giaggiolo, che ebbe quale feudatario il celebre Paolo Malatesta detto il Bello, la cui tragica storia d’amore con Francesca da Rimini fu ripresa da Dante nel Canto V dell’Inferno. Si prosegue in direzione di Voltre, che si raggiunge in 2 km. Il paese, seppur piccolo, è rinomato per gli ottimi ristoranti che offrono specialià gastronomiche dell’Appennino come cacciagione e funghi. La tappa successiva dell’itinerario è Cusercoli. La cittadina della media Val Bidente è arroccata su una imponente formazione rocciosa. Sulla cima sorge il Castello risalente al XIII secolo che domina la vallata. Il fortilizio, appartenuto all’Abbazia di Sant’Ellero e poi ai Malatesti di Giaggiolo, nel 1700 fu modificato dai Conti Guidi che demolirono l’ala occidentale per erigervi la Chiesa di S. Bonifacio e il palazzo residenziale. La costruzione è oggetto di continui lavori di recupero e restauro. Ai piedi del castello, sorge il borgo di Cusercoli visitabile a piedi lungo una antica via ancora acciottolata che unisce le due porte cittadine. Si riprende il percorso in direzione di Meldola. |
Chiesa vecchia di Scardavilla |
All’altezza di San Colombano, una deviazione a destra porta in breve ai ruderi di Castelnuovo. Il luogo è molto suggestivo, caratterizzato dal campanile della pieve, dal piccolo cimitero e dal boschetto che avvolge i resti di mattoni. Presente già nel 915, il forte deve aver svolto importanti funzioni: studiosi locali sostengono che la vicenda d’amore e adulterio che vide coinvolti Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, figlia del conte Guido da Polenta, non fosse avvenuta come sostenuto nel Castello di Gradara ma proprio in quel di Castelnuovo. Il paesaggio sulle vallate sottostanti è importante e merita qualche minuto per poterlo ammirare. Si ripercorre la stessa strada dell’andata e si raggiunge nuovamente la strada statale di fondovalle dove si svolta a destra per raggiungere l’abitato di Meldola, tappa conclusiva di questo piacevole percorso. |
|
|
|
|
|
|
APPROFONDIMENTI
• SCARDAVILLA
Da cardus e villus (cardare il vello delle pecore) deriva il toponimo di questo luogo adagiato sulle colline di Meldola, dove alcuni monaci si insediarono, dedicandosi prevalentemente all'allevamento di ovini e suini. Il convento sorse a Scardavilla, secondo le attestazioni storiche, nel XIII secolo e nel XVI passò sotto l'influenza del monastero di Camaldoli. Nel XVII secolo i monaci decisero di edificare un nuovo monastero a Scardavilla alta, sul monte Lipone e nel 1733 vennero conclusi i lavori. Venne costruita una grande chiesa in stile barocco, con accanto le celle per gli eremiti, un palazzo a due piani, una cappella e un orto cinto da mura. I due monasteri erano collegati da un viale di querce e chiusi da mura. Questo piccolo paradiso venne abbandonato con l'avvento di Napoleone e i complessi monastici passarono in mano di privati. Per Scardavilla iniziò un lento inesorabile declino, che si acuì nel 1870 con il crollo del monastero di sotto, a causa di un terremoto. Durante il secondo conflitto mondiale il bosco venne ulteriormente sacrificato, pertanto oggi possiamo solo immaginare la bellezza del Monastero di Scardavilla. Per preservare l'ambiente di Scardavilla è stata istituita la Riserva Naturale Bosco di Scardavilla, visitabile su richiesta al Comune di Meldola. All'interno della riserva è possibile fruire di due percorsi: uno naturalistico e uno storico e paesaggistico e ammirare il suo bosco misto di 15 ettari, composto da cerri, roveri e roverelle, aceri campestri, olmi e ornielli. Nel bosco di Scardavilla si segnala anche la presenza della farnia, di nespoli e sorbi, di numerose specie di orchidee spontanee, del cisto femmina e dell'erica arborea; queste ultime due essenze sono un relitto della vegetazione termofila presente nelle colline forlivesi prima della diffusione dell'attuale clima fresco umido. Per info: www.collineforlivesi.it Tel 0543.499411/491336 |
|
|
SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.comune.meldola.fo.it
• www.comune.civitella-di-romagna.fo.it
|
|
|
|
|
|
|
|
Data: 2/12/2024 |
|
|
|
|
|
|