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ITINERARIO 41 (Santa Sofia)
ALLA RISCOPERTA DEI BORGHI FANTASMA
Distanza: 56 km Durata: una giornata Periodo consigliato: da luglio ad ottobre Partenza e arrivo: Santa Sofia
Questo itinerario è volto a riscoprire una delle aree più selvagge e al contempo ricche di storia dell’Appennino romagnolo. Fino a mezzo secolo fa abitate da comunità contadine ed ormai completamente spopolate, le valli dei “Bidenti minori”, quelli di Pietrapazza, Strabatenza e Ridracoli, sono state quasi dimenticate negli ultimi decenni e solo oggi se ne riscopre il valore naturalistico e storico. A ricordare quei tempi in cui nei piccoli borghi si celebravano messe, si insegnava in scuole monoclassi, si giocava e beveva nelle osterie, si tenevano fiere e mercati, sono rimasti i campanili, i muri di sasso, i tetti in pietra serena, qualche immagine e i ricordi delle persone che vi abitavano. La natura nel frattempo si è ripresa parte di quello che l’uomo le aveva tolto, ha coperto di fogliame e radici antichi casolari, ha rimboschito terreni coltivati, ha cancellato vecchi sentieri e tracce. È questa la seduzione del percorso che corre lungo strade e paesi “fantasma”, tra il ricordo di come sopravvivevano le vivaci comunità dei primi ’900 e l’immagine di un territorio selvaggio, solitario e affascinante di oggi. Boschi, prati e torrenti si ripopolano nei mesi estivi di persone che cercano pace tranquillità e un bagno rinfrescante nelle limpide acque di montagna. Sul percorso, di circa 56 km in parte sterrati, si trovano diversi agriturismi in cui poter sostare.
DA NON PERDERE Piazza Matteotti Bidente di Strabatenza Chiesa di Sant’Eufemia Chiesa e Salgada Ponte a schiena d’asino Bacino di Ridracoli |
PERCORSO
Piazza Matteotti di Santa Sofia affacciata sul fiume Bidente |
La partenza dell’itinerario è Santa Sofia, la cittadina più importante e vivace dell’Alta Val Bidente. Posta all’intersezione di importanti vie di comunicazione, tra la Strada Bidentina, S.P. 4, che collega i comuni romagnoli alle terre toscane, e il Passo del Carnaio, che unisce la vallata del Bidente a quella del Savio, Santa Sofia è stata per decine di anni il punto di riferimento per i piccoli borghi di montagna del forlivese. La cittadina, divisa in due dal fiume Bidente, è la porta d’ingresso principale al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna la cui sede si trova nello storico edificio che ha ospitato per anni l’ospedale Nefetti. Piazza Matteotti, il Palazzo Comunale, la Torre Civica e Palazzo Giorgi, recentemente ristrutturato e sede dell’ostello cittadino, sono tra i luoghi storici di maggior interesse. Da segnalare, sulla riva destra del fiume, in quella frazione che un tempo veniva chiamata Mortano, la galleria d’arte “Vero Stopponi” sede di importanti mostre di arte contemporanea e il grande Palazzo Bianchini Mortani. Dal ponte sul fiume Bidente si prende in direzione Bagno di Romagna, Passo del Carnaio. Dopo aver percorso circa 3 km in corrispondenza di una curva che piega a sinistra, si svolta a destra in direzione Poggio La Lastra. Da qui si prosegue su strada stretta, sconnessa ed a tratti sterrata solcando la valle formata dal Bidente di Strabatenza: rigogliosa la vegetazione e ormai completamente disabitato il territorio. Dopo circa 6 km si incontra una deviazione sulla destra e si segue il cartello turistico Memoriale Caduti Alpini Romagnoli. Si prosegue per altri 3 km per raggiungere il piccolo nucleo di case in cui si trova la bella chiesa sede di una mostra dedicata agli Alpini. Poco oltre, attorniata dalla vegetazione si può vedere la Torre del Castello di Rondinaia. |
Scorcio del bacino artificiale di Ridracoli |
Poco oltre, attorniata dalla vegetazione si può vedere la Torre del Castello di Rondinaia. Il baluardo, che si fa risalire all’epoca romana, nel 1335 fu conquistato dai forlivesi e il suo signore Leoncino da Valbona fu decapitato: la leggenda racconta di un fantasma senza testa che vaga ogni notte attorno alla torre. La strada finisce sul piazzale panoramico con vista sulla valle. Ripercorsi a ritroso gli ultimi 3 km, si svolta a destra e si procede in direzione Poggio alla Lastra. Questo è il primo paese che si incontra risalendo la valle. Da tradizione fu fondato da Sant’Apollinare. Fino al 1968 l’abitato, che si compone di poche case e di una chiesa riedificata dopo il disastroso terremoto del 1918, era raggiungibile solo attraverso mulattiere. Si prosegue sulla strada sterrata di fondovalle che corre lungo il Bidente di Strabatenza, in un ambiente di grande pregio naturalistico rimasto intatto negli ultimi cinquant’anni: boschi, torrenti e fossi che generano cascatelle e pozze, casolari riassorbiti dalla vegetazione, vecchi campi coltivati, pareti di marna e arenaria che affiorano dalla vegetazione. Passata Ca’ di Veroli, ora trasformata in un agriturismo, si giunge ad un bivio presso Ponte del Faggio, un’area attrezzata con braciere e tavoli da picnic. Si prosegue diritto in direzione Pietrapazza. La valle, compresa nel territorio comunale di Bagno di Romagna, si fa ancora più selvaggia e disabitata. Dopo circa 6 km, si intravede sulla destra il campanile della bella chiesa in sasso dedicata a Sant’Eufemia. L’annesso edificio in cui erano le scuole, un antico ponte a qualche decina di metri sul torrente, il piccolo cimitero: ecco le costruzioni che formano l’abitato di Pietrapazza. Nonostante le dimensioni, della frazione facevano parte più di 200 abitanti, che scendevano dai poderi e dai casolari che costellavano la montagna per prendere parte alla vita sociale e alle funzioni religiose. |
Chiesa di San’Eufemia a Pietrapazza |
Queste zone portano con sé un fascino speciale; occorre infatti immaginarle cinquant’anni fa, quando rappresentavano le vecchie e vivaci “capitali” della vallata, e non fermarsi alla fotografia odierna di aree, seppur splendide, definitivamente spopolate dopo gli anni ’70. La sterrata che porta a Bagno di Romagna è chiusa da una sbarra. Occorre fare una inversione e percorrere i 6 km fino a raggiungere nuovamente il bivio dove si svolta a sinistra in direzione di Strabatenza. Come Pietrapazza, anche questo paese ebbe un ruolo importante nella vita sociale e religiosa di questa valle. Posta a 695 metri s.l.m., Strabatenza poteva vantare un bel borgo: l’Osteria di Giovanni Bardi nella Villa di Mezzo, una scuola, la grande Chiesa di San Donato, la canonica. La Salgada, ancora visibile, era la strada principale, costruita in ciottoli, che univa le case del paese alla pieve. Si prosegue sulla strada in salita fino a raggiungere un incrocio. Al bivio si svolta a destra imboccando una strada sterrata ripida, che scende veloce al piccolo paese di Ridracoli. Proseguendo diritto, invece, si raggiunge Casanova dell’Alpe, un tempo abitato da numerose famiglie e oggi meta di vacanze. La località è documentata fin dal 1200 (Castrum Ridracoli) e fu possedimento dei Conti Guidi. Tra gli edifici più importanti di Ridracoli, anch’esso soggetto ad un totale spopolamento, la Chiesa di San Martino, Palazzo Giovanetti, in cui ha sede un albergo e il Museo dei Mammiferi di Romagna. Di grande pregio il ponte a schiena d’asino sul Bidente, che qui prende il nome di Ridracoli, con l’annesso edificio che fu la sede della Osteria del Terrore, punto di ristoro per i viandanti. Nel 1913 il paese arrivò a contare più di 300 anime ed era rinomata la Fiera del Bestiame che si teneva ogni anno sul piazzale della chiesa. Ridracoli è ormai, per gli abitanti della zona, sinonimo di diga. Dal 1982, anno di completamento della grande opera che imbriglia le acque che scendono dal crinale appenninico, molti turisti si recano nella zona. L’attrattiva è il grande bacino tra le montagne formato dalla chiusa: è possibile esplorarlo con sentieri sulla riva o in barca con piccoli tour organizzati. Per raggiungere la diga occorre proseguire sulla strada principale e seguire i cartelli: l’accesso è a pagamento e a numero limitato. Da segnalare anche Idro Eco-museo delle Acque2, posto in un moderno edificio poche decine di metri dalla Chiesa di San Martino. Da qui si prosegue su strada asfaltata verso Biserno. Merita una breve sosta anche questo piccolissimo abitato, che vanta una bella chiesa in sasso e una piazzetta su cui si affacciano alcune case in legno. Per il rientro, si prosegue verso Santa Sofia fino ad arrivare alla S.P. 4 Bidentina. Al bivio si svolta a destra e in meno di 4 km si raggiunge nuovamente Santa Sofia. |
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APPROFONDIMENTI
• PIETRAPAZZA, VITA DI UNA COMUNITÀ
Proprio al confine con la Foresta della Lama si trova Prete Pazzo, a 625 metri s.l.m. Così anticamente si chiamava Pietrapazza, che ci accoglie nel suo maestoso silenzio. Del vecchio borgo restano la Pieve di Sant’Eufemia, la Canonica, che fu scuola elementare, i ruderi di Ca’ dei Conti e il vecchio Mulino Milanesi. Dal cuore del borgo, un sentiero conduce all’antico cimitero. Il borgo era anticamente abitato da 200 anime, che abbandonarono Pietrapazza tra gli anni ’60 e gli anni ’70 del secolo scorso, dopo essersi dedicati per secoli all’agricoltura, all’allevamento e alla raccolta del legname. L’asperità del luogo e le difficoltà di sussistenza spinsero la popolazione più a valle. Grande attrattiva di Pietrapazza è il fiume, che richiama nella stagione estiva un gran numero di amanti della natura. Qui il Bidente forma vasche naturali e pozze a grandezza uomo, in cui immergersi e trovare ristoro. Per gli amanti del trekking è possibile percorrere la Mulattiera comunale di Pietrapazza, che da Bagno di Romagna giunge fino a Ridracoli. Il cammino, agevole e ben segnalato, è lungo oltre 18 km. |
• DIGA DI RIDRACOLI
La diga di Ridràcoli, soprannominata acquedotto di Romagna, serpeggia tra le montagne ammantate di verde per oltre 3 km. La costruzione, iniziata nel 1974 dal Consorzio Acque, è stata ultimata nel 1982. Un antesignano progetto per portare acqua alle pianure romagnole era stato concepito nel II secolo d.C. dall’imperatore Traiano. La diga è alta 103.5 mt e larga 432 mt, il suo bacino ha una capacità di 33 milioni di metri cubi, tanto da alimentare la centrale elettrica di Isola e da fornire l’acqua a tutti i comuni romagnoli fino alla Repubblica di San Marino. Il complesso di Ridracoli è dotato di un Centro Operativo, cuore tecnologico e centro di controllo della diga, e di un Centro Didattico. L’accesso alle gallerie e agli impianti della diga è consentito e, in un’area delimitata, è possibile persino pescare. Per visite ed informazioni ci si può rivolgere ad Idro- Ecomuseo delle Acque di Ridracoli (tel. 0543.917912), all’ interno del quale sono esposti esemplari di mammiferi e avifauna, alcuni ormai estinti. |
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SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.comune.santa-sofia.fo.it
• www.atlantide.net
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Data: 2/12/2024 |
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