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ITINERARIO 47 (San Piero in Bagno)
IL SENTIERO DEL LUPO, IL CRINALE TRA BIDENTE E SAVIO
CARTA ESCURSIONISTICA CONSIGLIATA: BAGNO DI ROMAGNA 1:25000 - ISTITUTO GEOGRAFICO ADRIATICO
Distanza: 17,5 km Durata: una giornata Periodo consigliato: da aprile a novembre Partenza e arrivo: Bagno di Romagna DIFFICOLTÀ ELEVATA
Le alternative per il trekking e l’escursionismo in questo territorio posto al confine del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna sono decine. La qualità dell’ambiente, caratterizzato da folti boschi, torrenti e salti d’acqua non può essere messa in discussione, così come l’importanza dei segni dell’uomo: da bei casolari nascosti nella macchia a ruderi di castelli come quello di Corzano, da chiese e santuari a borghi, come quello fiabesco di Bagno di Romagna. Il sentiero che si consiglia di percorrere è di per sé un importante monumento della storia delle popolazioni locali che un tempo vivevano tra queste montagne e percorrevano quotidianamente sentieri e mulattiere. L’ex strada comunale era una via di comunicazione tra la vallata del Savio e quella del Bidente di Pietrapazza. E poi il Sentiero del Lupo, il tratto di crinale che offre splendidi scenari degli Appennini Romagnoli e delle sue conche. La proposta di trekking è comunque impegnativa sia per il chilometraggio, circa 17 km, sia per l’importante dislivello in salita, e dunque non adatta a tutti.
DA NON PERDERE Bagno di Romagna Casolari Paesaggi di Crinale Castello di Corzano Santuario di Corzano |
PERCORSO
Panorama autunnale nei boschi |
La partenza di questo itinerario di trekking è la bella cittadina di Bagno di Romagna, nell’alta Valle del Savio. Il sentiero C.A.I. 189 inizia in prossimità dell’imbocco della strada per le sorgenti solfuree del Chiardovo, all’estremità sud dell’abitato e dal lato opposto dell’Hotel Euroterme. Questa traccia era un tempo una mulattiera comunale di grande importanza per il collegamento tra la vallata del Bidente di Pietrapazza e quella del fiume Savio. Attraverso questo sentiero si svolgevano importanti traffici di merci e si muovevano le persone. Il primo tratto del percorso è impegnativo, si presenta quasi interamente in salita. La durezza è mitigata da piccoli piani che danno un po’ di respiro. Il bosco è fin dai primi passi l’elemento dominante: prima roverelle, castagni, maggiociondoli, ornielli, tassi, ciliegi selvatici circondano il cammino per lasciare il posto a faggi, abeti, carpini, tigli, cerri. Ad intervalli si aprono piccole radure. |
Ruderi della Rocca di Corzano |
Sulla sinistra si trova il Fosso Volanello, torrente di montagna che corre veloce fino al fiume Savio. Lungo il percorso si incontrano tre ruderi. Il primo è detto il Barco, poi segue Ca’ Nuova ed infine il Prato. I casolari testimoniano come questi territori oggi abbandonati e lontani dai più importanti centri di comunicazione, fossero un tempo densamente popolati. In corrispondenza di queste zone si possono notare alcune aree di rimboschimenti artificiali della vegetazione. Proseguendo si raggiunge il Sentiero del Lupo (C.A.I. 201) che si snoda sul crinale. Ci si trova a 1010 metri s.l.m. sulla dorsale che divide il Savio dal Bidente di Pietrapazza. Si svolta a destra. Questo tratto regala rilevanti punti panoramici in cui soffermarsi per ammirare dall’alto le due vallate: ne è un esempio il Monte Carpano, posto a 1130 metri s.l.m., da cui si possono vedere il Monte Comero, il Monte Fumaiolo e il crinale appenninico fino a Monte Falco. |
Veduta di Bagno di Romagna |
Si cammina sul confine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: sulla sinistra i territori che appartengono formalmente all’area protetta, sulla destra quelli che si trovano oltre il confine del Parco, altrettanto belli e ricchi di vegetazione. La carreggiata diviene sterrata e ampia mentre il bosco è sempre meno fitto. Si prosegue in direzione Monte Castelluccio e lo si raggiunge dopo aver percorso circa un paio di chilometri di strada con continui saliscendi e ignorando il bivio per Ripiano che scende a sinistra nei pressi di un ometto di sassi. Il sentiero piega sulla destra per raggiungere il bivio posto in località Macchia del Cacio. Si lascia il sentiero 201 e si svolta a destra sulla stretta traccia indicata dal numero 193 in direzione Corzano. L’itinerario prosegue ora in discesa. |
Maestà di Corzano |
Nella prima parte si trovano alcuni terrazzi panoramici. Il bosco è rado e dopo circa 1.5 km si giunge ad una scarpata di roccia che scivola alla destra. Si prosegue e dopo aver superato il monte, si giunge nella località di Corzano. Il castello, di cui rimangono imponenti segni, è appartenuto ai Conti Guidi ed è documentato sin dal 1177. I ruderi rimasti sono di particolare suggestione: tratti di mura, i resti del maschio, la cisterna e le fondamenta della rocca. Il fortilizio aveva grande importanza in quanto controllava i valichi tra Romagna e Toscana. |
Cippo Scotti di Corzano |
Da segnalare al suo interno la Madonna col Bambino e S.Caterina d'Alessandria databile intorno al 1430. Da qui si continua a scendere in direzione di San Piero in Bagno e della Vallata del Savio. Dopo pochi minuti si incontrano le prime case del paese e si mantiene la destra. Per raggiungere nuovamente Bagno di Romagna si consiglia di camminare lungo la strada asfaltata in direzione sud, attraversando la via principale di San Piero in Bagno. I chilometri da percorrere sono circa 3.5. La vecchia carreggiata numero 138 è di solito poco trafficata e permette di raggiungere, in breve tempo, il punto di partenza del nostro itinerario. |
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APPROFONDIMENTI
• SORGENTI DEL CHIARDOVO
All’estremità di Bagno di Romagna, andando verso Verghereto, si intravede uno stretto vialetto asfaltato che si snoda tra gli alberi, nei pressi di uno spiazzo ghiaiato. È la strada che porta alle sorgenti del Chiardovo, percorribile solo a piedi o in bicicletta. Si tratta di una piacevole passeggiata, che costeggia quasi interamente il torrente Volanello, e conduce in poco più di 1 km alle sorgenti. L’acqua, col suo caratteristico odore di uovo marcio, sgorga da una fonte di chiaro stile littorio, costruita nel 1936. Le acque sulfuree del Chiardovo, conosciute fin dall’antichità, oggi sono in parte incanalate verso gli stabilimenti termali, dove vengono utilizzate per terapie inalatorie. Secondo i medici, infatti, le acque sulfuree sono particolarmente indicate per piccoli disturbi del fegato e delle vie biliari. |
• SALAMANDRA PEZZATA
La salamandra pezzata vive in ambienti terricoli nel nostro Appennino, fra i 600 e i 1000 metri di altitudine, in lettiere e tane di piccoli mammiferi. Prevalentemente crepuscolare, la salamandra si spinge verso i torrenti e i corsi d’acqua durante il periodo riproduttivo e durante la deposizione delle uova (in primavera), ma si spinge anche verso i faggeti, i boschi di abeti e di castagni. La salamandra pezzata è in genere lunga 20 cm, presenta un corpo allungato di colore nero, macchiato di giallo, arancione e rosso e una piccola coda. La pigmentazione del dorso risponde a una precisa funzione di difesa da parte di questo anfibio urodelo: i colori dovrebbero tenere distanti i predatori, inoltre la pelle della salamandra secerne sostanze irritanti per occhi e bocca. Un altro urodelo particolare del nostro Appennino è la salamandra dagli occhiali, così chiamata per via della macchia a v fra gli occhi. Ha il corpo allungato e nero, con macchie rosse nella parte posteriore. Condivide l’habitat della salamandra pezzata e si spinge sino a boschi di querce e boschi misti. Si riproduce anch’essa nei corsi d’acqua in primavera. Per difendersi dai predatori, similmente alla prima, la salamandra dagli occhiali inarca il dorso e solleva in alto la coda, mostrando il vivo colore rosso, che dovrebbe spaventare il suo nemico. |
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SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.bagnodiromagnaturismo.it
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Data: 2/12/2024 |
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