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ITINERARIO 49 (San Piero in Bagno)
SUADENTI COLLINE, DOLCI SAPORI
Distanza: 65 km Durata: una giornata Periodo consigliato: dicembre Partenza e arrivo: Sarsina
In bilico tra due valli, quella del Savio e quella del Marecchia, e sul confine tra due province, quelle di Forlì-Cesena e di Pesaro- Urbino, questo itinerario tra città, borghi e santuari, resta assorto in un bel territorio di bassa montagna. Punto di partenza è Sarsina, meta di fedeli per ricevere la benedizione dal collare di San Vicino. Il percorso, attraverso strade secondarie, va poi alla scoperta di segni storici del territorio, come Sant’ Agata Feltria, Pennabilli, Talamello e il bellissimo borgo abbandonato di Petrella Guidi. Durante il tragitto, che misura in tutto circa 65 km, saranno innumerevoli le soste per esplorare piccoli paesi o visitare antichi santuari. Non mancheranno poi gli aspetti ambientali, come il Lago di Quarto e la sua riserva naturalistica. Svelati da piccole strade secondarie di campagna che si arrampicano sulle coline regalano panorami affascinanti nei territori a cavallo tra Romagna e Marche. Ancora una volta, l’itinerario procede tra monumenti storicoartistici e piaceri enogastronomici, alla scoperta di luoghi e sapori di collina.
DA NON PERDERE Cattedrale San Vicino Lago di Quarto Rocca Fregoso Borgo di Petrella Guidi Parco Frutti Dimenticati Chiesa S. Maria dell’Oliva Chiesa S. Marina Talamello |
PERCORSO
Veduta di Sarsina |
Sorta su un altipiano che domina il sottostante fiume Savio, Sarsina1 rappresenta uno dei centri più importanti della vallata cesenate. Le sue origini sono antichissime: di fondazione ad opera di popolazioni Umbre, divenne territorio dei Romani dopo il 266 a. C. Una visita cittadina può partire da Piazza Plauto. Sul foro principale si affaccia la Cattedrale San Vicino. Di grande pregio gli interni con un bassorilievo medioevale che rappresenta Cristo tra gli Arcangeli Michele e Gabriele e la cappella di San Vicino dove si trovano le spoglie del santo e il famoso collare. La catena, risalente all’VIII secolo, un tempo utilizzata per liberare gli indemoniati dagli esorcismi, viene oggi messa al collo dei fedeli come segno di benedizione. |
Piazza Plauto a Sarsina |
A fianco della basilica si trova, all’interno dell’ex Palazzo Vescovile, una raccolta di arte sacra (intagli, tessuti, bassorilievi, tele). Grande importanza riveste a Sarsina il Museo Archeologico che porta il 1890 come data di fondazione. Considerato uno delle esposizioni più importanti del nord Italia, conserva innumerevoli reperti rinvenuti nei territori locali, che vanno dalla preistoria al Medioevo. Ad 1 km da Sarsina, sulla S.P. 128, direzione Ranchio, segnaliamo il borgo di Calbano: un piccolo paese fortificato che rivestì importanza fin dai tempi dei romani. |
Veduta di Perticara |
Il borgo è grazioso e vanta una chiesa settecentesca dedicata a Sant’Antonio. Da Sarsina si prende la vecchia S.S. 71 direzione Arezzo, evitando di percorrere la superstrada E45, e si raggiunge il Lago di Quarto. Sorto nel 1812 a seguito di una frana che chiuse il corso del Savio e del Para, fu ricreato artificialmente con la costruzione di una diga. Attualmente la quantità d’acqua è comunque esigua e lo specchio è punteggiato da fitti canneti. Ad ogni modo, è importante il suo valore naturalistico tipico delle zone di palude con la presenza di uccelli come l’airone, il cormorano, la folaga e varie specie ittiche. Un bosco di carpino nero, ontani, salici e pioppi borda il perimetro. Sulle sue sponde sorge poi il santuario della Madonna Pellegrina, eretto verso la seconda metà del secolo scorso per volontà dell'allora Vescovo di Sarsina. |
Pieve di Novafeltria |
Da Quarto si prende la strada lungo il torrente Para in direzione Monteriolo dove si svolta a sinistra verso Rocchetta. A questo punto seguiamo di nuovo le indicazioni verso Sarsina fino a giungere a San Martino. In questa zona sorge Palazzo del Piano. Anche se attualmente è stato adibito ad albergo, è un edificio di grande interesse storico. Voluto dai Conti Bernardini nel’500, conserva un belsalone e degli affreschi del XVIII secolo. Da qui si scende in direzione della S.P. e si svolta a destra per Sant’Agata Feltria. Percorsi circa 10 km e dopo aver sconfinato in territorio marchigiano si raggiunge la bella cittadina del Montefeltro. La Rocca Fregoso, costruita intorno al mille dai Conti Cavalca di Bertinoro su uno spungone chiamato Sasso del Lupo, è il simbolo di Sant’Agata. Il castello, nonostante le sue dimensioni tutto sommato ridotte, mostra l’immagine di potenza e inespugnabilità, costruito a sbalzo sulla roccia. Si consiglia una visita alla cappella esagonale e ai begli spazi interni. |
Pieve di Secchiano |
Anche il centro storico ospita edifici di interesse: il seicentesco Teatro Mariani, interamente in legno; il convento e la Chiesa di San Girolamo; le belle vie del borgo. Da Sant’Agata si prosegue in direzione Pennabilli. Valicato il Monte Benedetto, posto a 745 metri s.l.m., si giunge allo splendido Petrella Guidi. Il borgo fortificato, ancora oggi racchiuso nelle cinta murarie, sorge su uno sperone roccioso, cui si accede a piedi attraverso la bella porta del paese. Il centro, attraversato da una via ciottolata, è formato da alcune abitazioni, la chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e una torre. Molto bello è anche il castello appartenuto al Vescovo del Montefeltro. Purtroppo oggi il paese è disabitato, le uniche persone vivono in case esterne alla cinta muraria. Continuando la discesa si entra nella Val Marecchia e poi si risale vero Pennabilli. La cittadina è sorta per l’unione dei castelli di Penna sul roccione e di Billi sulla rupe. I due fortilizi sono oramai ridotti a ruderi e sulla cima del monte sorge una croce eretta nel XIX secolo. Sulle rovine dell’antico forte indichiamo il monastero di clausura delle Suore Agostiniane sorto nel XVI secolo. |
Pista ciclopedonabile a Novafeltria |
Nel centro è di pregio Porta Carboni, principale accesso al castello, Porta Malatesta e l’adiacente Loggetta Malatesta che serviva come accesso al monastero. Vicino al centro è stato allestito un Giardino dei Frutti Dimenticati, nato dall’idea di Tonino Guerra che in questo paese vive e lavora: il parco contiene alberi da frutto tipici della zona che stanno oramai scomparendo. Da Pennabilli si prosegue in direzione Maciano. Una torre cilindrica del XIV secolo, priva di copertura, è l’unico edificio rimasto del baluardo difensivo dell'antica Maciano. Continuando lungo la strada che porta a valle, si incontra la Chiesa di Santa Maria dell'Oliva con il Convento dei Frati Minori. Le costruzioni risalgono alla prima metà del XVI secolo e meritano una visita. Raggiunta la strada provinciale di fondovalle, si svolta a destra verso Novafeltria. Dopo aver percorso circa 11 km si raggiunge l’abitato della Val Marecchia. L’edificio più importante è la Chiesa di Santa Marina, risalente al 1300. Sempre in piazza si trova la fontana disegnata dall'Architetto Giuseppe Santi Botticelli, e il Palazzo Comunale del 1600. |
Museo Storico Minerario di Perticara |
Da segnalare anche il piccolo teatro comunale costruito in stile liberty nel 1923. Scendendo verso Cesena, appena usciti dall’abitato si incontra una deviazione a sinistra per Talamello. Il piccolo paese sorge su uno sperone di roccia sotto il monte Pincio a quasi 400 metri di altezza. Nel centro storico sorgono alcune importanti residenze tra cui l’ex Teatro Amintore Galli, già chiesa medievale di Sant'Antonio Abate, dove oggi trova collocazione il Museo-pinacoteca Gualtieri che raccoglie le opere dell’artista talamellese. Sempre nel centro storico sorge Palazzo Rusticucci con le caratteristiche merlature nella facciata. Di interesse anche la Chiesa di San Lorenzo di origine seicentesca e la Cella della Madonna, Cappella votiva completamente affrescata. Da Talamello si prosegue seguendo le indicazioni per Perticara, città famosa per le sue rupi scoscese e per la presenza di vecchie cave che un tempo erano tra le più importanti d’Italia per l’estrazione dello zolfo: oggi esiste un Museo Storico Minerario. Un paio di chilometri prima dall’abitato si svolta a sinistra in direzione Sarsina e Sapigno. In circa 9 km si raggiunge il fondovalle e si svolta a sinistra per raggiungere nuovamente Sarsina. |
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APPROFONDIMENTI
• IL COLLARE MIRACOLOSO
La cattedrale romanica di Sarsina è dedicata a San Vicinio (IV-V secolo), eremita e primo Vescovo del paese. Assolse al suo mandato ecclesiastico per oltre 27 anni, tornando più volte sulle montagne dove trovava solitudine e silenzio e dove praticava penitenze molto dure. Nel tabernacolo della cattedrale è conservato lo strumento di penitenza del santo: un collare di ferro, che posto intorno al collo, veniva legato a un pesante masso di pietra con una catena. Il collare, chiamato catena, è oggi oggetto di devozione; moltissimi sono i fedeli che si recano alla Cattedrale di Sarsina per essere benedetti con il collare di San Vicinio. Si crede che la catena abbia grandi poteri taumaturgici e che sia in grado di scacciare il maligno. Oggetto di culto anche le reliquie del santo conservate sotto l’altare. Strani fatti sono accaduti a Sarsina e numerose sono le testimonianze di episodi di esorcismo. Si racconta che dalla bocca delle persone indemoniate, cui venisse posto il collare, siano usciti strani oggetti: enormi chiavi di ferro, petali di rose fresche, chiodi e voci cavernose. Si è instaurata ormai da tanto tempo anche un’altra tradizione rituale: quella dei cordoncini di seta, colorati e benedetti nella Cattedrale. I cordoncini vengono posti intorno al collo o usati come braccialetti come buon augurio per il vivere quotidiano. Non vi è turista che non acquisti questi cordoncini benedetti. Sarsina dedica al suo santo Patrono una grande festa l’ultima settimana di agosto. |
• IL TARTUFO BIANCO
Il tartufo bianco o Tuber magnatum pico è un fungo sotterraneo dalle singolari caratteristiche che ne fanno un prelibato e prezioso alimento dell’alta gastronomia. Il tartufo bianco matura tra i primi giorni di ottobre e la fine di dicembre. In cucina, con il suo intenso e unico profumo, si utilizza per arricchire e insaporire le pietanze. Ottimo sulla pasta e sulle carni, si consiglia di utilizzarlo su insalata di funghi porcini o di ovoli reali. Per favorire la sua conservazione, è utile avvolgerlo in un panno, in modo da tenerlo asciutto e mantenere attorno al carpoforo molta umidità. Fra gli altri metodi per ben conservare il tartufo si consiglia di immergerlo in un vaso colmo di riso oppure nella sabbia o nell'argilla, dopo averlo pulito dalla terra. Ne esiste una varietà meno pregiata: il Bianchetto o Marzuolo (Tuber albidum), che matura tra dicembre e primavera. La Romagna è una terra generosa ed è possibile trovare questo prezioso frutto in varie parti del territorio. I luoghi più vocati a questo ospitano ogni anno sagre dedicate al tartufo: Portico di Romagna e Dovadola, i primi di ottobre; Civitella di Romagna, Cusercoli e Brisighella durante il mese di novembre. |
• MUSEO STORICO MINERARIO DI PERTICARA
Il Museo Storico Minerario di Perticara, sito in località Miniera, sorge a fianco del suggestivo monte e dell’alto castello metallico del pozzo Vittoria, negli spazi dell’ex Cantiere Sulfureo Certino. Si tratta di uno splendido esempio di archeologia industriale, una struttura museale di importanza europea, conforme alla rilevanza che ebbe la miniera di Perticara. Oltre 100 km di tunnel a 60 metri di profondità, con una densità di minerale tra il 38 e il 40%. Il Museo si sviluppa su una superficie di 2500 mq, dispone di una ricca Biblioteca, di un Archivio d’interesse storico molto importante, di un’Antica Strumentaria Scientifica e di una sala conferenze. La prima sala espone rocce e minerali di tutto il mondo, con una sezione dedicata allo zolfo di Perticara e una documentazione video esplicativa dei caratteri geologici e giacimentologici del territorio. Segue la sala degli strumenti di lavoro, dove sono esposti martelli perforatori, caschetti, scarpe e vestimenti, maschere respiratorie e una collezione di lampade. Il percorso dello zolfo conduce a una sala in cui si ricostruisce la vita della miniera, attraverso le immagini fotografiche realizzate da uno studio milanese per conto della Montecatini, che rilevò la concessione mineraria nel 1917. Si attraversano le officine meccaniche e la falegnameria, ricostruite con i materiali originali, per poi arrivare all’ingresso del Museo Didattico, in cui vengono ricostruiti cantieri e cunicoli sotterranei, in un percorso che mostra tutte le fasi di lavorazione nella miniera: dalle volate per l’escavazione dei tunnel alle metodologie di raccolta e trasporto del minerale. Per visite guidate telefonare al 0541.927576. |
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SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.comune.sarsina.fo.it
• www.santagatainfiera.com
• www.comune.pennabilli.pu.it
• www.comune.novafeltria.pu.it
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Data: 15/10/2024 |
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