52 Domeniche in Romagna
 
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ITINERARIO 52 (Santa Sofia)
 
CIASPOLE NEL PARCO NAZIONALE
CIASPOLE NEL PARCO NAZIONALE
CARTA ESCURSIONISTICA CONSIGLIATA:
PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA CAMPIGNA 1:25000

Distanza: 9 km
Durata: mezza giornata
Periodo consigliato: da dicembre a febbraio
Partenza e arrivo: Rifugio la Capanna

Le tinte bianche sono quelle predominanti in questo percorso invernale all’interno del Parco Naturale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Il sottobosco e i rami degli alberi ricoperti di neve, gratificano la foresta, il crinale, le valli, di un bellezza profonda e donano alla montagna un’atmosfera attutita, pacata, quasi sonnolenta e a tratti infranta dalla furia del vento o di una tormenta. Il bosco fitto di faggi si alterna ad ampi spazi bianchi e ad altri ancora, quelli di cresta, in cui il panorama di valli, montagne, paesi e mare, riempiono il paesaggio.
La proposta è adatta a chiunque abbia un minimo di preparazione fisica. In diversi punti è comunque possibile accorciare o terminare l’itinerario. La natura, interrotta a volte bruscamente da segni lasciati dall’uomo (l’impianto sciistico di
Monte Falco, la base militare, il grande rifugio C.A.I.) è la nota predominante dell’intero percorso che può essere effettuato anche nei mesi estivi. Una deviazione permette poi di allungare il tragitto e raggiungere la sommità del Monte Falterona, da cui nasce l’Arno, dove, nelle giornate terse, si può vedere Firenze e la cupola di piazza della Signoria.


DA NON PERDERE
Panorama dal Monte Falco
Prati della Burraia
Monte Falterona
PERCORSO
PERCORSO
Ciaspolata sui prati della Burraia
Il rifugio la Capanna, posto a 1483 metri s.l.m., è il punto di partenza per questo itinerario che, in poco più di tre ore di camminata, raggiunge Monte Falco, la vetta più elevata dell’Appennino romagnolo e permette di visitare una delle aree più belle del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Si consiglia di effettuarlo in inverno e con l’ausilio di ciaspole in caso di neve alta. In questo periodo la foresta ed il crinale si ricoprono di bianco e regalano scorci di paesaggio speciali.
Il percorso presenta un dislivello di circa 200 metri ma è adatto a tutti. Si consiglia in ogni caso di munirsi di una carta escursionistica 1:25.000 (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna) o di affidarsi ad una delle guide escursionistiche locali. Per raggiungere la partenza si deve percorrere la S.S. 310, da Forlì, in direzione Santa Sofia.
Una volta raggiunto l’abitato dell’alta Val Bidente, si prosegue passando per Corniolo, Campigna, raggiungendo il Passo della Calla. Da qui si effettua una svolta a destra e si prosegue fino alla base degli impianti da sci dove è a disposizione un ampio parcheggio in località Fangacci.

Crinale del Monte Falterona innevato
Dal rifugio si percorre a piedi la strada principale, carrabile nei mesi estivi e trasformata in pista da fondo in quelli invernali, in direzione Castagno d’Andrea (Fi). La prima parte dell’itinerario è pianeggiante.
Raggiunto un cartello segnaletico dell’Ente Parco e una sbarra in località Pian Cancelli, (in caso di abbondanti nevicate quest’ultima non risulta visibile) si segue l’indicazione escursionistica per il Monte Falterona (Sentiero C.A.I.00). Questo tratto del percorso è in salita ma breve.
Si cammina all’interno di una fitta faggeta, vegetazione tipica dell’alto Appennino romagnolo.
Trenta minuti circa di percorrenza e si raggiunge il crinale che divide il versante romagnolo da quello toscano. Si effettua una svolta a destra e si prosegue per Monte Falco raggiungibile in circa 10 minuti. La vetta è indicata da un cartello escursionistico in legno posto su un pianoro.
Proseguendo qualche decina di metri, si incontra un bel punto panoramico da cui nelle giornate serene è possibile vedere l’Adriatico con la sua costa e le prime montagne dolomitiche. In generale in tutta l’area la vista è magnifica e spazia dal versante toscano a quello romagnolo. Il sentiero di crinale continua in leggera discesa sulla sinistra in direzione Monte Falterona.

Croce sulla cima del Monte Falterona
Questa potrebbe essere una deviazione consigliata per prolungare il tempo di percorrenza dell’itinerario. Il sentiero presenta però tratti di forte pendenza in salita specie in prossimità della vetta, segnalata da una croce e raggiungibile attraverso una pista che sale ripida tra gli alberi. L’itinerario consigliato, da Monte Falco, ritorna invece sul sentiero di crinale e prosegue in leggera discesa in direzione La Burraia.
Durante il tragitto non si abbandona mai la cresta appenninica.
Il sentiero è agevole, salvo in occasione di grandi nevicate che ne rendono difficile la percorrenza a causa di rami che sotto il peso della neve si abbassano chiudendo il percorso. Scendendo, si incontra sulla sinistra il pilone finale dello skilift che parte dal Rifugio la Capanna.
Si prosegue fino a raggiungere la località Poggio
Sodo dei Conti (1559 metri s.l.m.) dove sorge una base militare ormai in disuso.
Perimetrata la struttura, le cui alte antenne sono spesso strette da stalattiti di ghiaccio, si attraversa la piccola strada asfaltata e si prosegue tenendo la destra sul Sentiero di Crinale 00 e G. E. A. In quest’area la fitta faggeta lascia spazio ad una colonia di pini mughi.
L’itinerario prosegue lungo la cresta offrendo scorci di paesaggio importanti, fino a raggiungere La Burraia: un’ampia spianata priva di vegetazione che nei mesi invernali si presenta come una grande distesa bianca di neve crostosa e mossa dal vento. Di fronte si può scorgere il Monte Gabrendo, 1540 metri s.l.m., dove rimangono i piloni del vecchio impianto sciistico chiuso ormai da parecchi anni. Si svolta a sinistra e si comincia la discesa lungo una strada forestale carrabile (Sentiero C.A.I: 255).
Sulla destra la grande costruzione del Rifugio C.A.I. Città di Forlì, aperto solo nei mesi estivi e lungo la pista che porta al Passo della Calla, un altro rifugio, nascosto dagli alberi, sede del C.A.I di Stia (di fronte alla struttura c’è una fonte di acqua).
In 20 minuti circa si raggiunge la strada asfaltata. Si svolta a sinistra e percorrendo la strada principale, si ritorna in località Fangacci e al Rifugio la Capanna, punto finale di questo itinerario.
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APPROFONDIMENTI

DAINI E CERVI
Imponente, vigoroso e robusto, il cervo (Cervus elaphus) è un animale assai elegante, dagli arti slanciati e dalle impressionanti corna ramificate, nei maschi.
Il cervo gira nei boschi in branchi numerosi, divisi per sesso fino al periodo dell’accoppiamento. L’alimentazione si basa su erbe, foglie e apici di conifere, gemme, ghiande e frutta selvatica. Il daino (Dama dama) si caratterizza per le più piccole dimensioni, ma è altrettanto robusto e forte. I maschi di questa specie hanno corna palmate e caduche, come quelle del cervo. Anche i daini formano branchi divisi per sesso e si nutrono di erbe, foglie, piante e frutta selvatica, nella stagione estiva anche di cereali. La stagione degli amori per i cervi è l’autunno, mentre per i daini prosegue fino ad autunno inoltrato. Nella stagione invernale questi animali resistono bene alle temperature, ma il loro bel manto bruno rossiccio diventa grigio. Non è raro incontrare alcuni esemplari di daini o cervi. Il momento migliore per avvistare questi animali è il crepuscolo, ma è possibile vederli anche poco prima dell’alba, quando questi animali diurni si allontanano dai loro nascondigli per cercare cibo. Pascolano in media quattro volte al giorno, spostandosi dalle zone boscose a quelle collinari, fino a raggiungere piane aperte di prati e pascoli. Nelle zone di montagna non è raro imbattersi in ungulati che si avvicinano ai centri abitati e alle strade.

I CARBONARI
Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è affascinante non solo per la ricchezza della fauna e l’integrità della flora, ma anche per le tracce sul territorio di un’antica antropizzazione. È difficile immaginare che foreste, aspri pendii e fitti boschi fossero un tempo luogo di dimora e lavoro, eppure i sentieri che oggi percorriamo facendo trekking erano solcati dai boscaioli, dai pastori e dai carbonari. Mulini lungo i fiumi e rifugi nei boschi ci raccontano la storia degli uomini che vissero e lavorarono nelle foreste, lasciando un’impronta indelebile. Particolari tracce sono ancora visibili nelle radure del Parco: si tratta di macchie scure sul terreno, dove venivano preparate le carbonaie. I carbonari hanno tracciato fitti sentieri nei boschi per raggiungere spazi aperti dove preparare le carbonaie, per trasformare la legna in carbone. Un lavoro duro e pesante che durava a volte per oltre cinque mesi. Dapprima veniva costruita la capanna per il riposo dei carbonari, poi la piazza carbonaia e infinesi rizzavano le carbonaie per la combustione del legname: un grande cumulo di terra e paglie riempita di legname, che veniva incendiata all’apice. Le temperature per ottenere carbone raggiungevano fino ai 600 gradi centigradi e i carbonari dovevano governare il fuoco e prestare molta attenzione durante la combustione per ottenere buona qualità e quantità di carbone. Il più anziano e il più esperto fra i carbonari doveva dirigere i lavori e trovare soluzioni di fronte alle difficoltà e ai fenomeni atmosferici avversi.
Dopo lo spegnimento delle carbonaie e la scarbonatura, i carbonari preparavano il carico. Giungevano alle carbonaie vetturini e muli, mentre i carbonari si preparavano per un nuovo viaggio di duro lavoro nei boschi.


SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO

www.romagnaescursioni.it
www.parks.it/parco.nazionale.for.casentinesi/
www.romagnaescursioni.it

 
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Data: 2/12/2024
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