52 Domeniche in Romagna
 
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ITINERARIO 1 (Faenza)
 
FAENZA, LA CITTÀ DELLA CERAMICA
FAENZA, LA CITTÀ DELLA CERAMICA
Distanza: 3,5 km
Durata: mezza giornata
Periodo consigliato: da settembre a giugno
Partenza e arrivo: Piazza del Popolo

L’antonomasia è una figura retorica con cui ad un nome si sostituisce una denominazione che lo caratterizza, ad identificare, da sempre, un’eccellenza assoluta: accade così che intere categorie, poniamo di prodotti, vengano riassuntivamente e significativamente designate col luogo di loro produzione. È questo il caso di Faenza e delle sue ceramiche, anzi maioliche, giacché dal Cinquecento è invalso l’uso di definire tutti i prodotti maiolicati come “Faenze”, anzi come “Faience”, visto che tale vezzo fu per primo proprio dei francesi. In effetti, forse, mai la storia di un prodotto risulta così intessuta col crescere ed il prosperare di una comunità cittadina di un certo rilievo.
L’itinerario che proponiamo si snoda perciò intorno ai luoghi in cui i componenti di tale comunità vissero i propri giorni e svilupparono le loro attività, in un percorso inebriante che ci porta dal Medioevo ai giorni nostri, passando per il grande Rinascimento ed il glorioso Settecento, attraverso posti e luoghi tutti, chi più, chi meno, indissolubilmente legali al filo rosso che li racchiude, la mailioca, la “Faenza” appunto.


DA NON PERDERE
Piazza del Popolo
Teatro Masini
Palazzo Milzetti
Museo Internazionale della Ceramica
PERCORSO
PERCORSO
Cattedrale di San Pietro, in Piazza della Libertà
La visita alla città di Faenza comincia dalla piazza principale, anche se sarebbe meglio dire dalle piazze, vista la contiguità dei due grandi spazi, Piazza della Libertà e Piazza del Popolo, attorno le quali si struttura il cuore sociale e culturale della città.
Su Piazza della Libertà si affaccia la Cattedrale, dedicata a San Pietro Apostolo: costruita a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento, rappresenta uno dei migliori esempi di espressione dell’arte rinascimentale in terra di Romagna. Salita una ampia scalinata, a destra della quale si erge una fontana monumentale in pietra d’Istria, si entra nella chiesa, strutturata su tre navate.
All’interno di rilievo sono le sculture delle tre arche dei santi Emiliano, Terenzio e Savino, tutte di scuola toscana tardo quattrocentesca.
La vicina Piazza del Popolo ospita l’omonimo Palazzo, ora Municipio, e il Palazzo del Podestà. Mentre il primo, radicalmente trasformato nel Settecento, fu prima residenza del Capitano del Popolo e poi dei Manfredi, il secondo subì invece un largo restauro nel secolo scorso. Al di là dei due palazzi la piazza presenta un notevole impatto scenografico, delimitata com’è da due ali porticate a doppio ordine. Da una di queste, e precisamente dal Voltone, si accede alla contigua Piazza della Molinella, ora ribattezzata Piazza Pietro Nenni, in onore di uno dei padri del socialismo italiano, che ebbe i natali proprio
a Faenza. Sulla piazzetta si affaccia il Teatro Masini, uno dei più begli edifici del genere, edificato alla fine del Settecento.

Parco interno del Museo Internazionale della Ceramica
Si esce poi da Piazza del Popolo per corso Matteotti, si gira a destra per via Scaletta, la si percorre tutta sino ad imboccare via Castellani e, dopo pochi metri, sulla destra si trova via Tonducci: un breve tragitto a piedi permette di arrivare a Palazzo Milzetti, autentico gioiello in cui si integrano elementi di architettura, decorazione e arredo del periodo neoclassico. L’edificio si struttura su tre ordini, ma ad interessare maggiormente il visitatore è senz’altro il piano intermedio, quello nobile, dove numerose sono le sale e le gallerie riccamente affrescate: superato lo scalone d’accesso si apre il salone ottagonale, delimitato da otto colonne corinzie che reggono le travature e, sopra, una volta riccamente affrescata nelle sue sedici vele. Al centro è dipinto il Dio Apollo che guida il carro del Sole.
Da segnalare altre sale, come quelle fastose delle Feste o della Pace e della Guerra, e salette più piccole ma altrettanto interessanti come la Stanza delle Ciprie, la Sala di Compagnia, la Stanza Nuziale, il Boudoir.
Il percorso continua per via Cavour e viale Baccarini sino a giungere al Museo Internazionale della Ceramica.
Fondato agli inizi del secolo scorso da Gaetano Ballardini, raccoglie pezzi, realizzati in questo materiale, di ogni provenienza geografica e di ogni epoca storica.

Piazza Pietro Nenni
Un ampio spazio è dedicato poi all’evoluzione del processo di fabbricazione della ceramica durante l’epoca medioevale rinascimentale, mentre un altro raccoglie pezzi fabbricati dalle più note manifatture europee, nel cui novero si colloca a pieno titolo anche la scuola faentina. Poiché la ceramica ha attirato negli ultimi decenni l’attenzione di molti artisti, un’apposita sezione raccoglie, oltre ad opere d’uso comune elaborate da designers contemporanei, autentici capolavori in ceramica realizzati da artisti universalmente noti, come Picasso, Matisse, Rounault, Léger, Chagall, Leoncillo, Fontana, Burri, Martini, Melotti, Nespolo, Baj, Arman, Matta. All’interno del museo, che si estende su circa 9.000 mq, esistono anche altre sezioni come ad esempio la biblioteca formata da oltre 50.000 testi dedicati all’arte e alla ceramica. La sezione restauro si occupa della manutenzione delle opere museali e svolge anche attività commerciali di restauro. Il museo, dal 1913, pubblica inoltre la rivista “Faenza”.
Dal M.I.C. proseguiamo su viale Baccarini fino a giungere al crocevia con via Nuova.
Percorriamo interamente questa strada, che dall’incrocio con via Naviglio prende il nome di via Strocchi. Svoltiamo quindi a destra in corso Garibaldi dove, come nel resto della città di Faenza, non è difficile trovare le tipiche botteghe degli artigiani che lavorano la ceramica. Giunti alla fine del corso torniamo in Piazza della Libertà, da dove siamo partiti.
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APPROFONDIMENTI

CERAMICA FAENTINA
La storia della ceramica è strettamente intessuta con quella della città ed è affascinante ripercorrerla brevemente. Apartire dal 1200, quando i vasai locali presero a valorizzare oggetti di uso comune prodotti in argilla grezza, o “biscotto”, applicando un rivestimento bianco vestroso, decorato poi a smalto a mezzo di pennelli in colori che si fanno via via più ricchi cromaticamente. Nel tempo si raffinano anche le tematiche del decoro, che in epoca rinascimentale raffigurano sempre più spesso l’essere umano: è di quest’epoca la Maria Bella, la raffigurazione del profilo di una dama che diverrà simbolo inconfondibile della maiolica faentina, tanto da essere adottato, diversi secoli dopo, come emblema di autenticità della produzione. All’inizio del Cinquecento i maestri faentini escono dalle raffigurazioni tipizzate e di maniera, per affrontare rappresentazioni vere e proprie, bibliche, mitologiche e storiche, commissionate da una clientela colta e raffinata: è l’inizio di un successo assoluto, in tutto il mondo conosciuto di allora e non c’è casa reale o famiglia in vista dell’Europa di allora che non annoveri nelle proprie collezioni personali pezzi provenienti da Faenza.
Neppure nuove mode ceramiche che si affermeranno nei secoli a venire, come lo stile francese o la cineseria, offuscheranno la fama della “Faenza”. Un prodotto che, con tutta probabilità, ha la sua forza, da sempre, nell’essere artigianale, frutto del lavoro di botteghe strutturate su base familiare o micro-cooperativa, essendo totalmente assente a Faenza la realtà industriale, con la sua massificazione, i grandi numeri, le economie di scala.

I RIONI E IL PALIO
Non solo testimonianza di un glorioso passato medievale, ma espressione vivente del coagularsi di cittadini intorno ad una comune appartenenza sono i rioni in cui risulta suddivisa la città. Sono cinque e, simbolicamente, si identificano nei colori: Bianco, Nero, Rosso, Verde e Giallo. Di essi, originariamente espressione dei quartieri in cui risultava militarmente organizzata la comunità faentina, si ha notizia addirittura in documenti del 1185, quando Faenza è in guerra a fianco dei comuni della Lega Lombarda contro il Barbarossa. Al giorno d’oggi la presenza dei rioni attraversa l’intero anno faentino. In estate, per tutto il mese di giugno, sbandieratori, musici e figuranti dei diversi rioni fanno da prologo alla più importante competizione-disfida, quel Palio del Niballo che annualmente richiama una folla di appassionati delle tradizioni del passato, ma anche delle tenzoni e dei duelli.
Cavalieri armati di lancia sono chiamati ad un’aspra contesa con un fantoccio che ruota su se stesso, il Niballo appunto, per cogliere l’anello della vittoria e, con esso, un intero anno consacrato alla conclamata supremazia del proprio rione su tutti gli altri.
E del truce Niballo i faentini si vendicano sei mesi dopo, la notte dell’Epifania, quando l’effige del fantoccio viene bruciata sul rogo di Piazza del Popolo, per esorcizzare il passaggio dal vecchio al nuovo anno.
È la “not de Bisò”, quando tutti bevono litri di fumante vino bollente speziato, il bisò, servito in tipici gotti, tazze in maiolica diverse fra loro, perché anche qui, come tradizione comanda, ogni rione ha il suo manufatto.


SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO

www.comune.faenza.ra.it
www.teatromasini.org
www.micfaenza.org

 
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Data: 17/3/2025
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