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ITINERARIO 11 (Rimini)
L’INFERNO A DUE PASSI DAL MARE
Distanza: 8,5 km Durata: mezza giornata Periodo consigliato: da marzo ad ottobre Partenza e arrivo: Castello di Onferno
Camminare sulle colline della Romagna del sud, ai confini con le Marche, ha davvero un fascino particolare. L’ambiente simile a quello di montagna, la natura vera e imponente e la sensazione di non allontanarsi mai dal mare si fondono creando un’atmosfera unica. La linea azzurra del mare appare e scompare dietro colli, alberi e rocce. I percorsi sono, nell’area dell’Onferno, vari e mai monotoni: calanchi, inghiottitoi carsici, boschi fitti, prati, fino al percorso sotterraneo, da effettuarsi solo accompagnati da una guida, all’interno delle grotte. Ci troviamo nei pressi delIa Riserva Naturale Orientata dell’Onferno, al cui interno si trovano formazioni rocciose con un fascino fiabesco immerse nel verde della vegetazione. Il clima è sempre favorevole, mitigato dalla brezza costiera e l’altitudine varia dai 200 ai 504 metri s.l.m. di Pian di Castello. Il percorso è adatto a tutti anche se presenta tratti di ripida salita e la lunghezza vicina ai 10 km lo rende comunque impegnativo. La sua bellezza ripaga comunque lo sforzo fatto per affrontare le violente ascese e offre scorci unici.
DA NON PERDERE Castello di Onferno Pieve di San Colomba Grotte di Onferno Ripa della Morte Cella Bosco Le Selve Pian di Castello |
PERCORSO
Ripa della Morte |
Il Castello di Onferno è uno dei borghi fortificati più piccoli della Val Conca. Le origini di questo insediamento sono antiche: la Pieve di S. Colomba, è stata per la prima volta nominata in una bolla papale nel 1136. A partire dal 1231, quando la pieve apparteneva alla chiesa riminese, compare in documenti storici anche il Castrum Inferni, sorto sulla sommità del masso in pietra di gesso. Il castello passò in seguito ai Malatesta e venne conquistato e distrutto da Federico da Montefeltro. Oggi presso la pieve, posta 50 metri a valle del borgo, sorge il Centro Visite della Riserva Naturale Orientata dell’Onferno e il piccolo paese fortificato è oramai disabitato, ma comunque ricco di fascino. Si consiglia, al di là del percorso che seguirà, di effettuare una visita guidata all’interno delle grotte della durata di circa un’ora. Dal Castello di Onferno, conosciuto per le sue grotte carsiche visitabili accompagnati da una guida, parte questa proposta di itinerario trekking. Lasciato il castello si imbocca la strada asfaltata che porta al nuovo abitato di Onferno. Dopo poche centinaia di metri si possono notare sulla destra alcune formazioni gessose con tagli e fessure, tipiche di quest’area. Usciti dalla boscaglia il panorama si apre. Sulla destra si nota un’ampia costa calanchiva denominata Ripa della Morte. Questa formazione geologica è caratterizzata da calanchi di argilla e ripide pareti di rocce arenacee ed è, per dimensione e singolarità, di grande impatto. Lungo questa formazione si riconoscono gli strati arenacei di un caldo colore giallo nella parte superiore e nella fascia sottostante quelli argillosi, di colore grigio. Dal lato opposto della strada il bosco, che segue la venatura del gesso, è il protagonista assoluto del territorio. Raggiunto Onferno, si imbocca a destra, dopo la chiesa parrocchiale, la strada che porta a Ca’ d’Orazio. Dopo aver superato un fosso in cui si uniscono gli scoli calanchivi, si raggiunge la frazione Iola di Sopra. |
Panorama dalle colline circostanti Onferno |
Qui si incontra una antica roverella, albero della famiglia delle querce, e si procede in salita su una strada bianca. In meno di 500 metri si raggiunge l’abitato de Il Faggio. Questo nucleo rurale che sorge a 287 metri s.l.m., risale al XVIII secolo. Si prosegue su una traccia in terra battuta e si giunge, superandolo, ad un altro edificio. Da qui si può godere un bella veduta sulla valle del Burano che digrada lungo Marche e Umbria. A questo punto l’itinerario cambia volto e penetra all’interno di un bosco dominato da roverelle, carpino nero, orniello e qualche esemplare di cerro. Da segnalare anche il sottobosco ricco di arbusti quali il biancospino, il citiso, il prugnolo e piante quali l’asparago selvatico, la primula e l’orchidea. Ci si trova all’interno di quello che viene chiamato Le Selve, tratto di grande importanza naturalistica: tra i tanti abitanti di questo bosco, la cinciallegra, la capinera, la volpe, il tasso. Il sentiero è a tratti argilloso e nella prima parte rasenta una scarpata. Da qui si domina un ampio ambiente calanchivo e si osservano le colline su cui poggiano Gemmano e Montefiore Conca. Si attraversa poi una zona di campi coltivati e, proprio al limite superiore dello stesso, si può notare un bel querceto con un denso e singolare sottobosco. Ancora qualche passo e si giunge a Cella. L’insediamento, caratterizzato da un’abitazione ed un oratorio, un tempo di grande importanza per questa porzione di territorio, è oggi disabitato ed in rovina. |
Interno delle grotte di Onferno |
Importante è il paesaggio che si può godere da questo vecchio insediamento posto a 470 metri s.l.m.: la conca del Burano caratterizzata da estese aree calanchive e ripide pareti arenacee. Verso le Marche, lo sguardo spazia al Ventena di Gemmano con dolci colline che alternano prati e seminativi a siepi e piccoli boschi di querce. Da qui è possibile vedere poi il mare e il profilo della costa adriatica. Da Celle si prosegue fino a raggiungere una carraia in cui si svolta a destra. Si cammina costeggiando il confine dalla Riserva Orientata mantenendo sulla destra le balze di Ripa della Morte e sulla sinistra le prime colline in territorio marchigiano. Si raggiunge un bivio e si prende a sinistra. Questa breve deviazione permette di vedere l’abitato di Pian di Castello. Il paese fortificato di origini medioevali, ora in totale stato di abbandono, si trova in provincia di Pesaro e ha l’aspetto di un borgo fantasma. Una nicchia posta su un’abitazione fuori dalla cinta, porta l’effige della Madonna Nera. Il paese fu sede di una attiva amministrazione comunale. Dopo aver percorso a ritroso l’ultimo pezzo del cammino e giunti al bivio, si prosegue mantenendo la destra (evitando di imboccare la via dell’andata) verso il Castello di Onferno. Una strada stretta tra siepi di prugnolo supera il cimitero del piccolo paese: nei pressi del campo santo troviamo una vecchia ruota di una macina di arenaria fossile usata come basamento per una croce. In un tratto pianeggiante si incontra una celletta votiva, alzata per il ritrovamento dell’acqua dopo un lungo periodo di siccità. Si scende veloci su una bella carraia panoramica e prima di giungere al castello Ca’ Bernardo, dalle origini risalenti al XVIII secolo. Nei pressi dell’edificio si trovano un pozzo e un vecchio lavatoio. Da qui su strada bianca e a tratti asfaltata si arriva in poco tempo al borgo di Onferno dove termina l’itinerario. |
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APPROFONDIMENTI
• PIPISTRELLI
Miniopterus schreibers, è questo il nome della specie di pipistrello più significativa e preziosa delle grotte di Onferno. Le sue caratteristiche sono il muso corto, la fronte bombata, le orecchie brevi, il pelo corto, denso e vellutato, le ali lunghe e strette. Appare slanciato, con coda ed arti posteriori lunghi e un mantello di colore bruno grigiastro scuro. Le dimensioni medie sono di circa 5/6 centimetri di lunghezza per un peso di circa 10 grammi. Vive in grandi colonie, si ciba sopratutto di scarafaggi e ha una vita massima di 10 anni. Questo pipistrello che vive anche in Australia, Nuova Guinea, Africa Meriodianale e Asia, conta ad Onferno una popolazione di circa 2500 esemplari che frequentano la grotta tutto l’anno. Altre specie di chirotteri presenti nelle Grotte del riminese sono il vespertilio maggiore, il vespertilio di Monticelli, il rinolofo minore, il rinolofo maggiore e il rinolofo mediterraneo. |
• GEMMANO, ORIGINE DI UN NOME
Gemmano è un grazioso paese della Valle del Conca considerato, per la sua splendida posizione collinare, il Balcone dell’Adriatico. Secondo alcune testimonianze archeologiche, il paese è di origine romana e due iscrizioni romane, rinvenute a Montefiore Conca, si riferiscono a esso con la denominazione di Fundus Geminianus. Lo stemma comunale è raffigurato da una mano sollevata in cielo che tiene un anello e, sullo sfondo, dai tre colli dei castelli di Gemmano, Onferno e Marazzo. Lo stemma comunale spiegherebbe la leggenda che fa derivare il toponimo del paese da “gemma in mano”, poiché si narra che un giorno fu ucciso dai Romani un giovane soldato etrusco, che si stava recando da una fanciulla a Gemmano con un anello di fidanzamento, coronato da una grande gemma. Un'altra leggenda popolare vuole che questo anello fosse portato in dono a una sposa, fra il XIV e il XV secolo, durante la signoria dei Malatesta. Per informazioni e visite, contattare la Pro Loco di Gemmano, tel. 0541.854135. |
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SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO
• www.grottedionferno.it
• www.parks.it/riserva.onferno/
• www.comune.gemmano.rn.it
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Data: 22/1/2025 |
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