52 Domeniche in Romagna
 
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ITINERARIO 18 (Ravenna)
 
IN BICICLETTA TRA PAESAGGI D’ACQUA
IN BICICLETTA TRA PAESAGGI D’ACQUA
Distanza: 48 km
Durata: mezza giornata
Periodo consigliato: da marzo a giugno
Partenza e arrivo: Sant’Alberto

Il grande specchio d’acqua che forma le Valli di Comacchio è il vero protagonista di questo percorso ciclistico, che parte dal territorio di Ravenna ma si svolge in gran parte in quello ferrarese.
In questi chilometri si attraversano luoghi di grande importanza naturalistica. Cuore del Parco Regionale del Delta del Po, questi paesaggi invitano a continue soste e svelano, accanto all’aspetto ambientale, un’interessante cultura di uomini che, da centinaia di anni, vivono gomito a gomito con l’ambiente vallivo.
Sarà infatti sorprendente scoprire come la vita dell’uomo si è adattata a condizioni disagevoli e ha fatto tesoro delle immense risorse offerte dal mare. I chilometri sono in tutto 48, tutti completamente pianeggianti e resi interessanti dalla varietà del percorso che toccherà la storica cittadina di Comacchio con i suoi ponti e i suoi canali, il vivace Porto Garibaldi e il mare Adriatico con i Lidi degli Estensi e di Spina. Saranno molte le possibilità di deviazioni o alternative in un’area che, per la presenza di sterrati e vie secondarie, rappresenta un territorio ideale per gli amanti delle due ruote.


DA NON PERDERE
Palazzone di Sant’Alberto
Penisola di Boscoforte
Valli di Comacchio
Comacchio
Darsena di Porto Garibaldi
Cippo di Anita Garibaldi
PERCORSO
PERCORSO
Alba sulle Valli di Comacchio
Sant’Alberto1 è un piccolo paese sorto intorno all’anno 1000 su un isolotto, il Pereo, che a quell’epoca era circondato dalle paludi.
È posto a 15 km da Ravenna ed all’interno dei confini del Parco Regionale del Delta del Po. Da segnalare il Palazzone, il bell’edificio cinquecentesco in cui hanno sede anche il Centro Visite del Parco del Delta e Casa Guerrini, antica dimora del poeta che nacque a Sant’Alberto, adibita ora a biblioteca comunale.
Seguendo le indicazioni per il traghetto, si parte per questo percorso ciclistico all’interno del paesaggio vallivo tra Ferrara e Ravenna. Si supera l’argine del fiume Reno e, dopo una brevissima discesa, si giunge sulle sue sponde. Un servizio di traghetto permette di attraversare il fiume che in questo tratto corre lento. Giunti sull’altra sponda si continua sull’unica strada asfaltata: dopo poche decine di metri si entra già in territorio emiliano, in provincia di Ferrara.
Ci troviamo al confine del grande specchio d’acqua delle Valli di Comacchio, in particolare alla base della penisola di Boscoforte, una lingua di sabbia larga circa 10 metri che si distende per 6 km dall’argine del fiume Reno al centro delle valli.
Questo lembo di terra, coperto da tamerici, pioppi neri e altre tipiche specie palustri, rappresenta uno dei luoghi più suggestivi.
L’itinerario prosegue verso sinistra: a destra una sterrata di circa 10 km segue la sponda della valle e giunge alla S.S. Romea.

Tipico casone sommerso nelle Valli di Comacchio
Ignorando la carraia sterrata, che costituisce comunque una valida alternativa, si procede sulla strada asfaltata e, dopo un paio di strette curve, si giunge ad un incrocio a “T”. Si svolta a destra e si incomincia a pedalare lungo una bellissima strada, chiamata Argine Agosta.
Il percorso calca un’antica via Romana che collegava Ravenna ad Adria. Suggestiva la visione costante sulla destra della grande distesa di acqua delle Valli di Comacchio, interrotta dalla linea scura della penisola di Boscoforte. Sono circa 10.000 gli ettari coperti da paludi, formati dalle Valli di Fossa di Porto, di Lido di Magnavacca, di Fattibello e Campo. A sinistra corrono i canali e i terreni bonificati dell’area del Mezzano. Percorsi circa 10 km, si svolta a destra seguendole indicazioni per Comacchio. Poco prima di giungere all’abitato, deviamo a destra per il Museo della Valle e la Stazione Foce. In 4 km si raggiunge una delle zone più interessanti delle valli: da qui, imbarcazioni turistiche offrono la possibilità di esplorare il cuore delle valli comacchiesi, dai vecchi casoni sommersi, alla Valle Cona e al Fosso di Porto. Tornando sul nostro percorso, caratterizzato dalla presenza di numerosi capanni da pesca, seguiamo l’indicazione Comacchio; è possibile anche percorrere la strada sterrata che corre sull’argine di destra.

Trepponti di Comacchio
In poco tempo, comunque, si raggiunge l’abitato. I canali in-terni, i ponti e le piccole imbarcazioni che accompagnano i turisti nel centro città, hanno regalato a Co-macchio l’appellativo di “piccola Venezia”. Un’atten-ta passeggiata cittadina è consigliata.
Si cammina su Canale Maggiore, lungo il quale ammiriamo il ponte San Pietro e quello delle Carceri, osserviamo la facciata dell'ex ospedale di San Camillo e quella di palazzo Bellini, residenza nobiliare dell’Ottocento. Giunti alla piazza, si può ammirare l'edificio della Loggia dei Mercanti, costruito nel 1621, e la Torre dell'Orologio, ricostruita sui resti di una torre trecentesca.
Seguendo ancora il Canale Maggiore si giunge alla Chiesa del Carmine e alla Chiesa del Rosario. Il canale San Pietro porta poi alla seicentesca pescheria, che fa da sfondo alla bella immagine dei Trepponti, l’opera simbolo di Comacchio, nata come soluzione complessa per superare un incrocio di quattro canali cittadini. Da non perdere, inoltre, la Cattedrale di San Cassiano, con a fianco la torre campanaria, e il Loggiato dei Cappuccini, con la seicentesca chiesa.

Porto Canale di Porto Garibaldi
Da Comacchio si procede verso il mare Adriatico seguendo una bella pista ciclabile che in 6 km si collega a Porto Garibaldi, un tempo chiamato Magnavacca, oggi uno degli approdi pescherecci più importanti del nord Italia. Si consiglia una passeggiata sul Porto Canale, dove sono attraccati i pescherecci e dove si svolge anche il mercato del pesce. Seguendo la strada costiera si procede verso sud e si pedala attraverso le località balneari di Lido degli Estensi e Lido di Spina4, rinomate per le ampie spiagge. Da Spina si seguono le indicazioni per la S.S. Romea.
Giunti sulla strada si svolta a sinistra in direzione Ravenna: questo è l’unico tratto del percorso su strada trafficata e occorre prestare attenzione. Si ritorna in territorio romagnolo e dopo circa 6 km, si oltrepassa il fiume Reno e si svolta a destra in via Corriera Antica per giungere alla Fattoria Guiccioli. In questo edificio, il 4 agosto 1849, morì Anita Garibaldi. Poco più avanti un cippo, inaugurato alla fine dell’Ottocento, ricorda la memoria della moglie di Giuseppe Garibaldi. Seguendo le indicazioni a destra per Sant’Alberto, si ritorna al punto di partenza.
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APPROFONDIMENTI

PESCATORI DI LAGUNA
La pesca in Adriatico ha una storia antichissima, quasi quanto quella dell’uomo, poiché ha costituito una delle sueprime risorse di sopravvivenza. Un tempo, le zone costiere
erano ricoperte dalle acque e dalle paludi, pertanto la pesca iniziò a svilupparsi in situazioni dove era presente una forte concentrazione di risorse e l’attrezzatura era poco dispendiosa: bastava infatti anche una canna palustre. Solo successivamente la pesca, nata prevalentemente in laguna e lungo le coste, si spostò verso il mare aperto. Attraverso una rete di canali le risorse ittiche venivano trasportate fino alle campagne e, il venerdì, persino verso le zone sub-montane, come per esempio Sarsina, in cui è stata mantenuta questa tradizione. La pesca in laguna ha costituito un’attività vitale e fondamentale, soprattutto nella zona del Delta del Po fino a Venezia, ed è proprio qui che sono state codificate alcune leggi e si sono prodotti e conservati numerosi documenti, che attestano che i pescatori di laguna erano particolarmente organizzati e riuniti in consorzi e che già in passato (XVI secolo) il lavoro era strutturato e articolato in maniera assai efficiente. Anche la pesca in mare aperto fu comunque praticata in tempi antichi, con piccole o grandi imbarcazioni, ma solo dal 1800 in poi assunse un carattere industriale.

NECROPOLI DI SPINA
Spina fu fondata alla fine del VI secolo a.C. e tra il V e il IV secolo a.C. fu uno dei più importanti scali commerciali per la sua posizione sul Mediterraneo, fra Oriente e Occidente, intimamente connessa al mercato di Atene. Poi scomparve, forse inghiottita dalle acque, duemila anni fa. Spina è divenuta oggetto di numerose speculazioni e ipotesi, che hanno interessato famosi letterati fra cui Plinio il Vecchio, Dionigi di Alicarnasso e Giovanni Boccaccio. Gli archeologi si appassionarono al mistero di Spina, cercando il sito preciso in cui sorgeva la città. Spina fu poi scoperta grazie a una casualità, durante i lavori di bonifica nelle Valli di Comacchio.
In Valle Trebba nel 1922 vennero rinvenute alcune tombe etrusche. Gli scavi, iniziati subito, ripresero nel 1935 e nel 1954 furono effettuati anche in Valle Pega, riportando alla luce oltre quattromila tombe. Le tombe della necropoli di Spina avevano, a corredo funerario, oggetti per la casa, utensili per la cucina, oggetti per la cura della persona e alcuni simboli scaramantici o beni augurali. In alcune sepolture vennero ritrovati boccali per il vino, simbolo di uno status sociale più alto. I numerosi corredi da simposio ateniesi e attici rinvenuti testimoniano i legami culturali che Spina intratteneva con Atene, e i Greci stessi li consideravano come connazionali. Accanto alla necropoli sorgevano le dimore degli etruschi, cercate e rinvenute solo in un secondo momento nella Valle del Mezzano. Durante gli anni ’60 qui vennero ritrovati gioielli e monili d’oro, d’argento e ambra, oggetti di vetro e di ceramica, frammenti di bronzo e iscrizioni; i lavori di scavo, non ancora terminati, porteranno ancora alla luce uno straordinario tesoro. I reperti della necropoli e dell’abitato di Spina sono conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara.
Per informazioni: tel. 0532.66299.


SITI INTERNET D'APPROFONDIMENTO

www.santalbertoweb.it
www.ildeltadelpo.it
www.comune.comacchio.fe.it
www.lidoestensi.com

 
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Data: 15/2/2025
52 Domeniche in Romagna
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